Giornata internazionale contro le mutilazioni genitali femminili [1]
In calo il numero di bambine e ragazze vittime di mutilazioni genitali femminili (Mgf), pratica rituale diffusa soprattutto in alcuni Paesi dell'Africa e del Medio Oriente che ha conseguenze gravissime sulla salute fisica e psichica delle giovani donne. La buona notizia arriva dai nuovi dati delle Nazioni Unite [5] resi noti in occasione della Giornata internazionale contro le mutilazioni genitali femminili, che si celebra oggi, in tutto il mondo.
Nella nota di Unicef [6] e Unfpa [7] che riporta i nuovi dati si legge che «nei 29 paesi dell'Africa e del Medio Oriente in cui la pratica delle Fgm è maggiormente concentrata, in media, il 36% delle ragazze tra i 15 e i 19 anni ha subito mutilazione rispetto ad una stima del 53% circa delle donne di età compresa tra i 45 e i 49 anni. In alcuni paesi il calo è stato molto rilevante: in Kenya, per esempio, per le donne di età compresa tra i 45 e i 49 anni rispetto alle ragazze di età compresa tra i 15 e i 19 anni la probabilità di aver subito una mutilazione è tre volte più alta». Nonostante il fenomeno sia diminuito, milioni di bambine e ragazze hanno subito mutilazioni genitali femminili e molte altre rischiano di essere sottoposte a questa pratica cruenta che spesso rappresenta un vero e proprio rito di inclusione sociale.
Un grande passo avanti nella lotta contro le Mgf è stato fatto il 20 dicembre scorso, con l'approvazione, da parte dell'Assemblea generale dell'Onu, di una risoluzione contro le mutilazioni genitali femminili, depositata dal gruppo dei Paesi africani e in seguito sponsorizzata dai due terzi degli Stati membri delle Nazioni Unite. La risoluzione, primo documento dedicato in maniera specifica al tema, esorta gli Stati membri a sanzionare penalmente le mutilazioni genitali femminili, ma anche a promuovere programmi ad hoc nel settore sociale ed educativo per favorirne l'abbandono. L'Italia si è distinta nella campagna internazionale contro le Mgf, conquistando un ruolo di interlocutore privilegiato con i Paesi africani, nel rispetto della loro piena ownership dell'iniziativa.
Per celebrare la Giornata il Dipartimento per le pari opportunità [8] ha organizzato un convegno, che si è tenuto stamani, a Roma. L'incontro, occasione per approfondire il tema e conoscere le iniziative del Dipartimento volte a combattere le Mgf, si è aperto con i saluti del ministro del lavoro e delle politiche sociali con delega alle pari opportunità Elsa Fornero, che proprio nei giorni scorsi, dal 3 al 5 febbraio, ha partecipato alla conferenza internazionale sulla messa al bando universale delle mutilazioni genitali femminili che si è svolta nella Capitale. Nel corso del convegno è stata illustrata l'“Intesa concernente il sistema di interventi da sviluppare per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno delle mutilazione genitali femminili”, approvata il 6 dicembre 2012 dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano.
Sempre stamani, a Bologna, si è svolto il seminario L'approccio dei servizi sociosanitari alla pratica delle mutilazioni genitali femminili tra modello terapeutico, preventivo e salutogenico, organizzato dalla Regione Emilia-Romagna [9], dall'Azienda Usl di Bologna [10] e dall'Istituto delle scienze neurologiche. Durante l'incontro sono stati presentati i risultati di una ricerca regionale condotta dal Dipartimento delle attività sociosanitarie dell'Azienda Usl, che ha sondato le rappresentazioni sociali della pratica delle Mgf in tre popolazioni target: donne immigrate, donne italiane e operatori sociosanitari. Dall'indagine emerge che nessuna tra le donne straniere intervistate, residenti in Italia da almeno 5 anni, proporrebbe oggi la mutilazione genitale alle proprie figlie: «il significato rituale, infatti, viene associato e ricondotto ai luoghi d’origine, mentre il contesto sociale nel quale vivono attualmente ne fa percepire la pratica come un atto di violenza e una violazione dei diritti umani», si legge nel sito dell'Azienda Usl.
Il nostro Paese è da tempo impegnato nella lotta contro le mutilazioni genitali femminili. Lo testimoniano le numerose iniziative realizzate per eliminare questa pratica e garantire il diritto alla salute e all'integrità fisica delle bambine e delle ragazze, anche attraverso campagne e progetti mirati a informare e prevenire il fenomeno. Prima fra tutte le legge 9 gennaio 2006 n. 7 [11], che ha istituito il divieto di praticare le Mgf, considerate un reato punito severamente, e ha previsto una serie di misure preventive e di servizi di assistenza alle donne che le hanno subite.
Un'altra iniziativa è la campagna Nessuno escluso, promossa dal Dipartimento e rivolta ai genitori immigrati. Dalla collaborazione tra lo stesso Dipartimento e il Ministero dell'interno, inoltre, è nato il servizio offerto dal numero verde gratuito del Ministero 800.300.558, che riceve segnalazioni e notizie di reati commessi sul territorio italiano e offre informazioni sulle strutture sanitarie e sulle organizzazioni di volontariato vicine alle comunità di immigrati provenienti dai Paesi dove sono diffuse le Mgf. (bg)
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