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Così aiutiamo i ragazzi baresi [1]

2012/04/27

Alle giornate del 2 e 3 maggio Il futuro del welfare nelle città metropolitane interverranno Ludovico Abbaticchio, assessore al welfare del Comune di Bari, e Anna Campioto, assistente sociale referente del progetto Pippi per il Comune. A loro abbiamo chiesto di spiegare come s'inserisce il Programma di intervento nella realtà di Bari, città che ospita gli incontri.

Assessore Abbaticchio, quali sono le principali difficoltà dei minori che vivono nelle “famiglie target” baresi, cioè i nuclei familiari seguiti dagli operatori nell'ambito del progetto Pippi?

Il rapporto interpersonale con i genitori, lo stato di povertà, ma anche situazioni di disagio nel rapporto con i coetanei.

Ci sono minori che delinquono in queste famiglie?

No, ma ci sono bambini che nascono in una cultura della devianza che trova terreno fertile in situazioni di povertà. La fascia di età dei minori che vivono nelle famiglie a cui si rivolge il progetto è sicuramente meno coinvolta nel circuito penale, rispetto a quella dei ragazzi più grandi, dai quindici ai diciotto anni, che sono più a rischio di devianza. Uno dei problemi delle città metropolitane che registrano una forte presenza di situazioni di povertà è l'assenza di programmazione di interventi destinati proprio a loro, i ragazzi dai quindici ai diciotto anni.

Come s'inseriscono le peculiarità del progetto nella realtà locale?

L'assessorato al welfare del Comune di Bari investe più del sessanta per cento delle proprie risorse sull'infanzia e l'adolescenza. Il progetto Pippi è un metodo vincente perché aiuta a rafforzare una rete solidale di istituzioni, enti e associazioni che a Bari è comunque già presente e operativa.

Dottoressa Campioto, quali sono i problemi più frequenti delle “famiglie target”?

Le principali difficoltà sono soprattutto di natura economica, ma c'è anche il disagio psicologico, strettamente collegato alla povertà materiale.

Come è stato accolto il nuovo programma dagli operatori e dalle famiglie?

Gli operatori hanno mostrato grande entusiasmo. Pippi rappresenta un'evoluzione delle attività svolte finora a sostegno della famiglia ed è una grande risorsa per noi operatori, per il suo approccio scientifico e per le sue caratteristiche innovative. Un elemento importante del progetto è il coinvolgimento attivo delle famiglie, che partecipano con interesse e impegno. Bari si è inserita in modo positivo nell'iniziativa, grazie alla presenza forte delle associazioni e delle parrocchie. Pippi, in sostanza, contribuisce ad alimentare lo scambio di esperienze tra operatori, “famiglie target” e “famiglie di appoggio”, apportando un prezioso arricchimento, sia dal punto di vista professionale che umano.

Può riportarci un primo bilancio del progetto?

I primi risultati sono molto positivi. Pippi, da un lato, ha aiutato gli operatori a migliorare il proprio lavoro, dall'altro ha contribuito a far nascere, nelle “famiglie target”, una maggiore fiducia nei confronti delle istituzioni. Un altro risultato importante, oltre alla partecipazione attiva delle famiglie e all'ottimizzazione dei costi, è il rafforzamento della collaborazione con il privato sociale e delle sinergie con i centri di ascolto per le famiglie e i centri polivalenti per i minori del territorio. Ci sono, tuttavia, anche alcune criticità: fra queste, l'insufficienza delle risorse economiche rispetto ai bisogni che emergono; la difficoltà a coinvolgere in misura maggiore le aziende sanitarie e la scuola al di fuori dell'ambito scolastico; la difficoltà degli operatori a utilizzare gli strumenti innovativi proposti dal progetto.

(Barbara Guastella)

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