L'alcol, una cattiva compagnia per i ragazzi [1]
I ragazzi italiani fanno conoscenza con l'alcol prima dei coetanei europei e, pur minorenni, adottano con più frequenza comportamenti a rischio come il binge drinking [2]. Sono alcuni degli elementi critici che emergono dalla Relazione del Ministero della salute [3] al Parlamento sul consumo di alcol nel nostro paese.
Il documento, trasmesso nello scorso mese di gennaio ai presidenti di Camera e Senato, riepiloga gli interventi realizzati da Ministero e Regioni in attuazione della legge quadro 125 [4] del 2001 "in materia di alcol e problemi alcolcorrelati". Raccoglie ed espone i dati relativi al biennio 2007 e 2008: modelli di consumo, situazione nazionale e territoriale, interventi di prevenzione e cura attuati a livello regionale.
Per quanto riguarda gli under 18, la relazione presenta un quadro con molte criticità. L’aspetto di maggiore debolezza del nostro paese è senza dubbio la bassa età del primo contatto con le bevande alcoliche (in media 12,2 anni di età, contro i 14,6 della media europea), che risulta la più bassa in Europa. Inoltre, come già rilevato in alcune ricerche [5], si affermano tra i ragazzi modelli di comportamento molto dannosi come il binge drinking, importato dai paesi nordeuropei
Altri elementi: i consumatori fra i 18 e i 24 anni di entrambi i sessi superano in percentuale quella dei consumatori nella popolazione generale. Troppi ragazzi sotto i sedici anni hanno avuto accesso a bevande alcoliche nel 2008. Nella fascia tra 14 e 24 anni la tendenza al bere è in aumento, soprattutto tra le ragazze. I giovani poi sembrano sottovalutare il rischio per la salute connesso all'eccessivo consumo.
Vediamo ora i numeri nel dettaglio.
Secondo i dati Istat, nel periodo 1998-2008 la percentuale di consumatori nella popolazione generale è rimasta stabile (circa 70%), ma è aumentata quella dei giovani consumatori: dal 68,5% al 70,7% nella fascia 18-24 e dal 40,6% al 42% nella fascia 14-17. Gli incrementi più significativi si segnalano tra le ragazze nelle fasce14-17 (+2,1%) e 18-24 (+ 4,6%).
Nel 2008 hanno dichiarato di aver bevuto almeno una bevanda alcolica il 19,7% dei ragazzi e il 15,3% delle ragazze sotto i sedici anni. Nella fascia 16-20 anni invece, hanno consumato alcolici il 69,6% dei ragazzi e il 53,6% delle ragazze. Tra gli 11-18 anni, la bevanda prevalente è il vino tra i maschi (46,1%) e la birra (45,3%) tra le ragazze.
Un ragazzo su cinque e una ragazza su dieci bevono seguendo comportamenti dannosi per la salute e la sicurezza: per esempio, il 13,2 dei maschi e il 4,4% delle femmine hanno praticato il binge drinking nel corso dell'anno. Ma la tendenza più pericolosa è quella del consumo fuori pasto, che cresce a dismisura tra i giovanissimi 14-17: nell'arco di tempo 1995-2008, per i maschi si è passato dal 12,9% al 22,7) e per le ragazze dal 6% al 14,4%. Va però aggiunto che dal 2006 si è riscontrata una tendenza decrescente di questi comportamenti.
L'altra tendenza di consumo che preoccupa è quella definita del consumo giornaliero oltre i limiti consigliati, ma anche questa ha registrato un calo di 2 punti percentuali dal 2007.
Da una recente indagine dell'Istituto superiore di sanità [6] che aveva l'obiettivo di valutare i consumi giovanili nell’ambito di una serata in discoteca e la percezione del rischio legato all’uso di alcol alla guida, emerge che il 52,0% dei ragazzi ed il 37,2% delle ragazze che frequentano pub e discoteche consumano bevande alcoliche, con picchi dell'86% il sabato sera
Ciascun ragazzo consuma in media 4 bicchieri, 3 invece per una ragazza. Il consumo medio più alto è quello nella fascia sotto i 18 anni (quasi 5 bicchieri tra i ragazzi e 6 per le ragazze), che è anche quella nella quale ci si ubriaca di più : il 41,7 % tra i maschi e 20,8% tra le femmine bevono più di sei bicchieri.
Le percentuali più elevate di consumatori si riscontrano tra i consumatori di aperitivi alcolici e breezer (67,0% del campione), seguiti da quelli di birra (43,4%), di vino (43,0%) e di superalcolici (27,0%).
L’indagine Espad (European school project on alcohol and other drugs) elaborata per l'Italia dall'Istituto nazionale di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche rileva dal 2004 una percentuale stabile o in lieve crescita tra i giovani studenti italiani di 15-19 anni che si sono ubriacati almeno una volta nella vita (circa il 56,9%) o negli ultimi 12 mesi (42,8%-43,4%).
Inoltre Espad rileva un cambio nell'atteggiamento di “non disapprovazione” dei giovani studenti sia nei confronti del bere moderato (dal 75% del 1999 al 66,5% del 2008) che nei confronti delle ubriacature, ormai in calo dal 2003 (2003: 26,5%, 2008: 22,3%). Invece cresce di poco la tendenza di coloro che negano il rischio legato all'eccessivo consumo quotidiano (dal 2,3% del 2003 al 2,4% del 2008). Inoltre, l'alcol risulta la sostanza più consumata nella fascia 15-19 (89,9%) e l'ubriacatura è la forma di abuso prevalente rispetto alle altre sostanze illegali (53,7% contro 32,7%).
Secondo l’Istat sulla propensione al consumo a rischio dei giovani di età 11-17 anni influiscono i comportamenti a rischio dei genitori. Tra chi infatti adotta condotte a rischio è più alta la percentuale di coloro che hanno almeno un genitore che beve (22,7% nel 2008) rispetto a coloro i cui genitori non bevono o bevono moderatamente (15,0 % nel 2008).
Conclude così il Ministero della salute: «Per i più giovani è necessario contrastare maggiormente in entrambi i sessi il consumo precoce, il consumo fuori pasto, il binge drinking e le ubriacature, con interventi che consentano un più puntuale controllo delle pressioni sociali al bere presenti in vari contesti della società, un rafforzamento delle capacità individuali di autocontrollo e autonomia nonché una corretta informazione sui rischi correlati all’alcol». Inoltre è «particolarmente importante appare nel nostro Paese consolidare una cultura in grado di orientare adeguatamente i consumatori di bevande alcoliche verso un consumo realmente responsabile e attento, che tenga conto delle esigenze di salute e sicurezza proprie e altrui; una cultura in cui le evidenze scientifiche sul consumo di alcol siano in grado di trasformarsi in sapere comune».
Infine: «Non va sottovalutato il fatto che in Italia l’elevato livello di scolarizzazione risulti fattore positivamente correlato ad una maggiore propensione al consumo e al binge drinking; proprio nella popolazione più "colta" sembra non esservi la consapevolezza attesa sulla necessità di contenimento del consumo alcolico e questo appare tanto più preoccupante in quanto la propensione al consumo da parte dei genitori risulta influenzare in una certa misura anche quella dei figli». (mf)
(Foto: credits [7])