Svezia: un aiuto ai minori in difficoltà [1]
Bambini e adolescenti immigrati in Svezia senza parenti né amici o giovani svedesi che per varie ragioni non possono più vivere nel proprio contesto familiare: il progetto Familjehem (Case famiglia), finanziato dallo Stato svedese e coordinato dall'organizzazione Skyddsvärnet [2], si rivolge a loro, cercando di aiutarli a reinserirsi nella società.
L'obiettivo principale del progetto, a cui partecipano la Federazione delle associazioni italiane in Svezia [3] e altre federazioni, fra cui quella curda, iraniana, turca e russa, è duplice: da un lato, trovare nuove famiglie, sia straniere che svedesi, disponibili a ospitare i minori per un periodo di tempo che varia - a seconda dei casi - da alcuni mesi a qualche anno, dall'altro migliorare il supporto alle famiglie che già li accolgono.
Ma come avviene la ricerca delle famiglie? «Innanzitutto – spiega Isabella Canow, responsabile del progetto – organizziamo seminari e incontri, per informare le persone interessate e spiegare gli obiettivi della nostra iniziativa, cercando di abbattere pregiudizi e atteggiamenti sbagliati nei confronti di questo tipo di affidamento. Possono proporsi anche nuclei familiari monoparentali o coppie di omosessuali: l'importante è dimostrare di possedere la giusta sensibilità e maturità per prendersi cura di questi ragazzi. E' Skyddsvärnet a giudicare se le famiglie interessate sono adatte ad accogliere minori in situazioni di grave disagio. Per il momento hanno mostrato interesse circa quaranta famiglie, ma solo venti sono state ritenute idonee».
Si tratta di ragazzi che vivono in contesti familiari molto problematici, vittime di violenze e repressioni. «I casi più frequenti – continua Canow – sono quelli di minori con genitori alcolisti o detenuti, ma ci sono anche giovani sottoposti a violenze e repressioni a causa di pregiudizi sociali o religiosi. I principali destinatari del progetto sono bambini e adolescenti provenienti da altri Paesi, ma l'iniziativa si rivolge anche a ragazzi svedesi. Gli ospiti che si inseriscono più facilmente nel nuovo contesto familiare sono proprio quelli stranieri, talmente felici di trovarsi in un luogo accogliente dopo tante esperienze drammatiche, che si sentono subito a loro agio».
Il progetto prevede un compenso per le famiglie, che comprende, oltre a uno stipendio la cui entità è decisa dai vari Comuni, il rimborso di tutte le spese necessarie per il mantenimento, incluso l'affitto della stanza. I ragazzi sono costantemente seguiti da psicologi e altri esperti, con l'obiettivo di creare un dialogo fra i giovani ospiti, gli stessi esperti e le famiglie che ospitano.
L'iniziativa, avviata nel 2008, ha una durata triennale e non riguarda solo Stoccolma, ma si concentra su un'area che comprende l'intera Svealand, regione della Svezia centro-meridionale. (bg)