Ai bambini piace "essere letti"

03/06/2009

I bambini vorrebbero sentire più favole lette dai propri genitori. Una recente ricerca commissionata in Inghilterra dalla Disney/Pixar quasi scopre l'acqua calda: anche al giorno d'oggi – nonostante molteplici stimoli a sfondo commerciale cerchino di indirizzare la fantasia dei bambini - per loro resta importante ascoltare racconti e fiabe in cui riconoscersi e dai quali farsi guidare.

Anzi, per più della metà degli intervistati tra i tre e gli otto anni, la lettura di favole è il passatempo preferito insieme ai genitori. Ascoltiamo l'opinione di un pedagogo e di una scrittrice per l'infazia

«Non dobbiamo prendere gli elementi di questa ricerca come dati assoluti ma hanno senza dubbio una veridicità – commenta Enzo Catarsi, ordinario di Pedagogia generale all'Università di Firenze. Infatti, continua Catarsi, «i bambini amano "essere letti": quando ascoltano una lettura ad alta voce, sviluppano una relazione emotivamente coinvolgente, che li rassicura molto anche quando esplorano sentieri nuovi». Per Rosa Tiziana Bruno, insegnante napoletana e scrittrice di saggi sull'educazione e di racconti fiabeschi, nelle storie il bambino «cerca qualcosa che lo aiuti a capire il mondo, quello suo interiore e quello che lo circonda, che gli spieghi come conoscere se stesso e valorizzare i suoi talenti». Una storia per bambini «si scrive dimenticando di essere adulti: occorre parlare la lingua dei bambini e non avere la pretesa di insegnare qualcosa perché basta comunicare e scambiare». 

Spiega infatti Catarsi: «Le favole tradizionali, ma anche le storie, le narrazioni o gli albi illustrati, aiutano i bambini a conoscere il mondo delle emozioni: per esempio amano anche provare paura, a patto che ci sia poi la catarsi finale». Ma l'importanza dei racconti letti a voce alta da parte di genitori, nonni o educatori lambisce altri campi oltre quello emotivo: «Ascoltare porta un arricchimento del lessico – spiega Catarsi – il bambino sviluppa così le proprie emozioni, l'intelletto e il pensiero perché familiarizza col linguaggio e col codice della lingua scritta». Non solo: «Intorno ai sette-otto anni, vive un'esperienza importante anche per l'acquisizione di abilità strumentali». È per quello che, sottolinea l'accademico fiorentino, «bisognerebbe proporre loro una molteplicità di codici linguistici, sia scritti sia orali».

La narrazione ad alta voce – cioè «il piacere di leggere ascoltando», come lo definisce Bruno - apre un canale speciale: «La narrazione autentica è una forma avanzata di ospitalità – osserva la scrittrice - narrare lascia un segno che modifica profondamente: colui che narra invita a entrare nel suo mondo e si dichiara disponibile a interagire con il mondo dei suoi ascoltatori, accoglie e si fa accogliere». Invece «chi ascolta si sente "ospitato" nel racconto e la forza di coinvolgimento non è data dalla acutezza dei concetti: sono i fatti evocati in un'onda di emozione che porta a sentirli nostri, anche se hanno protagonisti lontani».

Questo canale comunicativo è particolarmente importante nel rapporto tra figli e genitori. «Trovare ogni giorno il tempo per raccontare sarebbe la soluzione ottimale», secondo Enzo Catarsi. Di questi tempi, infatti, la "fiaba della buonanotte" è uno dei rari momenti in cui «bambino e genitore riescono a godersi reciprocamente». Inoltre, la familiarizzazione coi libri giova al futuro apprendimento scolastico: «Tra gli otto e i dieci mesi, maneggiare libri di gomma o di pezza non è solo un'esperienza tattile ma anche cognitiva – dice – dai 24 mesi la lettura di storie aiuta a sviluppare la concettualizzazione temporale e le capacità didattiche».

Ma non tutti i genitori hanno la pazienza o le conoscenze per far fruttare al meglio il momento della favola. «I genitori di oggi quasi mai raccontano fiabe ai loro figli, per mancanza di tempo e soprattutto di pazienza – riconosce Tiziana Bruno - quando hanno un attimo libero ne approfittano per "ricaricarsi" facendo altro e non leggendo qualcosa ai bambini: invece è un'esperienza essenziale». Le mamme e i papà vanno «sollecitati dagli educatori dei nidi, dagli insegnanti delle scuole per l'infanzia, dagli altri operatori come i bibliotecari», esorta Enzo Catarsi, che ricorda anche progetti importanti di sensibilizzazione alla lettura come Nati per leggere o Leggere per crescere. Purtroppo, in un paese in cui si legge poco come l'Italia, succede anche che «i genitori conoscano solo i prodotti più pubblicizzati: Disney va bene, ma in troppi casi è il solo riferimento», evidenzia il docente. Eppure «ci sono tante piccole case editrici per la fascia fino agli otto anni, che pubblicano vere e proprie chicche: sono sconosciute al grande pubblico, ma il lavoro degli educatori sta contribuendo a diffonderle».

Forse non esiste una storia ideale: «Visto che i bambini amano ascoltare perché si crea una situazione di condivisione emotiva e di crescita – spiega Enzo Catarsi – si possono proporre favole, fiabe, storie di tutti i generi e di tutti i tipi, classiche e non: va bene Cappuccetto rosso, ma va altrettanto bene una storia recente come Una fame da lupo di Lucia Scuderi». Concorda Rosa Tiziana Bruno: «Le fiabe "antiche" contengono una ricchezza immensa, senza tempo e sfuggono a ogni moda passeggera: non hanno età, hanno viaggiato per i continenti, le varie culture che hanno attraversato hanno lasciato il segno – dice - ma anche tra le recenti possiamo trovarne di splendide». Ma la preferita rimane Cenerentola: «È fra le storie che meglio presentano al bambino l'opportunità di indagare sé stesso e il mondo, di scoprire la potenza prorompente del desiderio e l'importanza di non perdere mai la speranza nemmeno dinanzi alle avversità peggiori». (mf)